Segnalazioni dalla Quarta Sessione CEVII – 1965 Eventi e documenti significativi per i laici e per l’Ac
DALL’ OMELIA SANTA MESSA PER I LAUREATI CATTOLICI D’ITALIA
Domenica, 3 gennaio 1965
…Dare a questo titolo di «cristiani» il suo. vero significato, accettare l’esaltazione spirituale ch’esso comporta: «Agnosce, o christiane, dignitatem tuam»: riconosci, o cristiano, la tua dignità, esclama San Leone Magno (serm. I de Nativ.); ricercarne. l’interiore potenzialità e tradurla in coscienza, la coscienza cristiana; affrontare il rischio, la scelta, che ne deriva; comporre intorno ad essa il proprio equilibrio spirituale, la propria personalità; professare esteriormente la coerenza, la testimonianza ch’essa reclama; ecco il comune dovere dei fedeli, sempre, ma specialmente nell’ora presente, e tanto più da parte dei cattolici che vogliono vivere in sincerità e in semplicità la loro fede. Questo per un duplice essenziale motivo: per dare alla propria persona il profilo e la statura, a cui un essenziale diritto-dovere la chiama, la perfezione cioè, vittoriosa dei facili infingimenti e delle comuni viltà, la santità, potremmo dire, nel senso a tutti accessibile di questo termine così esigente: e, secondo, per dare alla comunità circostante il contributo di servizio e di amore, a cui la legge del nome cristiano tutti ci invita e ci astringe: «In questo conosceranno tutti che siete miei discepoli – disse Gesù nella notte estrema del suo testamento – (cioè che siete cristiani), se vi amerete scambievolmente» (Io. 13, 35). ….
ComprendeteCi, o amici: una cosa Ci preme e attendiamo da voi, che diate pieno significato al nome cristiano, e che ne sappiate documentare la misteriosa bontà con l’irradiazione di virile e gentile senso morale, e con l’esercizio di quelle primissime virtù umane, su cui si fonda l’ordine della vita presente, e che perciò cardinali si chiamano, e di cui il cristiano dev’essere alunno e modello, se vuole meritare d’essere assunto alla sfera delle virtù superiori, quelle teologali, che a Dio lo uniscono.
DAL DISCORSO DI PAOLO VI ALLE RELIGIOSE ASSISTENTI TECNICHE DELLA GIOVENTÙ FEMMINILE DI AZIONE CATTOLICA ITALIANA
Martedì, 5 gennaio 1965
La formazione di una sempre più cosciente mentalità comunitaria ed ecclesiale; gli inviti suadenti della Liturgia, che nelle presenti riforme vuole fornire e alimentare sempre di più questo «sensus Ecclesiae»; i lavori e i fermenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, che specialmente con la promulgazione della Costituzione sulla Chiesa hanno aperto nuovi orizzonti all’azione apostolica: tutto esige nei laici cristiani, e particolarmente in quelli impegnati nell’apostolato la collaborazione diretta con la Sacra Gerarchia, la sempre più generosa dedizione al servizio della Chiesa, nella consapevolezza della esaltante vocazione che ad essi è affidata con la grazia del Battesimo e della Cresima, coi doni dello Spirito Santo, nel dinamismo di una vita soprannaturale, che deve svilupparsi «fino alla misura dell’età piena di Cristo» (Eph. 4, 13), nella piena fioritura di tutte le virtù e nell’esercizio dell’apostolato.
DAL DISCORSO DI PAOLO VI AL CONSIGLIO CENTRALE DELL’ UNIONE UOMINI DI AZIONE CATTOLICA
Sabato, 6 febbraio 1965
Uomini di Azione Cattolica: e dunque padri di famiglia, anzitutto, chiamati ad un’alta responsabilità nell’ambito familiare, entro il quale debbono svolgere il loro primo e insostituibile apostolato; e poi, nelle singole qualificazioni della vita sociale, operai, agricoltori, impiegati, professionisti delle varie denominazioni, affratellati in un esaltante ideale, e impegnati, ciascuno nella propria attribuzione specifica, a lasciare nei singoli campi di attività un segno, un’orma, un profumo, che riveli la loro presenza di anime cristiane, generose e coraggiose: «Christi bonus odor sumus Deo» (2 Cor. 2, 15). (…) In una parola, tutti i campi ai quali è chiamata l’azione dei laici, anche secondo le indicazioni che verranno date dal Concilio Ecumenico Vaticano II, sono aperti in primo luogo alla buona volontà, all’onestà, al coraggio degli Uomini di Azione Cattolica, e reclamano la loro volonterosa collaborazione.
Dal DISCORSO DI PAOLO VI AI PRESIDENTI DIOCESANI DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA
Lunedì, 28 giugno 1965
Pensiamo al contenuto di tali propositi, veramente ottimi ed allineati sulle grandi tracce, che il Concilio ecumenico propone alla Chiesa intera e che chiama il Laicato cattolico a seguire con esemplare fervore e con rinnovata fedeltà; pensiamo alla serietà e alla fermezza dei propositi stessi; non sono parole retoriche e convenzionali; sono impegni, sono programmi, a cui certamente voi darete esecuzione, e alla cui applicazione saprete chiamare altri fedeli, altra gente di’buona volontà. (…) carissimi figli, queste critiche, se pur toccano talvolta aspetti e forse difetti particolari, non toccano l’essenza della vostra compagine, non vedono la bontà, veramente cristiana ed ecclesiale, dei principii su cui si fonda il vostro movimento: l’unione, che vuol dire carità vissuta; l’azione, che vuol dire carità effettiva ed operosa: collaborazione con la Gerarchia nel suo sforzo apostolico, che vuol dire assunzione di responsabilità e di solidarietà con chi deriva da Cristo una missione apostolica, piena di rischi, di fastidi, di pene; sincerità religiosa assoluta, che vuol dire fede umile, franca, studiata, ornate e professata in un proposito di coerenza, ch’è già un attestato superiore di cristiana autenticità; amore a Cristo e alla Chiesa, in prima linea con chi ha intuito che cosa il Vangelo significa, e quale mistero storico vivente e escatologico il Corpo mistico porta con sé; passione, fino al sacrificio, per l’umanità che ci circonda, vista nelle sue deficienze e nelle sue aspirazioni più grandi, e vista anche nei bisogni più umili dei singoli fratelli piccoli, poveri, sofferenti, peccatori; entusiasmo, infine, che sa di Spirito Santo, per fare della propria vita una voce, una testimonianza, un dovere, un amore, che la renda perennemente giovane e ardente, capace di diffondere intorno a sé conforto, letizia, speranza: questo è la vostra Azione Cattolica.
DAL DISCORSO DI PAOLO VI NEL VENTENNIO DELLA SEZIONE «GIOVANISSIME» DELLA GIOVENTÙ FEMMINILE ITALIANA DI AC
Domenica, 4 luglio 1965
… è stata un’idea felice quella di distinguere la vostra età da quella delle vostre sorelle e compagne più piccole e più grandi, e di dedicare a voi, alla vostra formazione, alla vostra adolescenza, ai vostri problemi una cura tutta particolare. Codesta idea va ricordata, va celebrata, perché indica una saggezza pedagogica molto fine e molto pratica, e perché onora un periodo della vostra vita, che è, sotto certi aspetti, il più bello; (…) Siate forti, avete nell’educazione cattolica tutte le ragioni e tutte energie per esserlo. Siate forti, per la vostra dignità e per la vostra vocazione di donne rivolte alla conquista d’ogni diritto, d’ogni sviluppo, d’ogni perfezione, a cui la vita femminile cristiana e moderna vi autorizza ad aspirare. Siate forti, anche per essere brave: brave nella vostra famiglia, brave nella vostra scuola, brave nella vostra Parrocchia, brave nel vostro lavoro, brave nel vostro ufficio, e brave nella vostra associazione. Non abbiate timore del dovere; accettatelo con amore e con forza; e darete alla vostra vita il valore, il senso, la pienezza, la santità, che la farà veramente buona e felice. E siate forti anche nello sforzo di espansione, vogliamo dire di apostolato, a cui lo spirito della vostra associazione vi inizia e vi allena. Voi potete fare moltissimo, se unite, se coraggiose! e vi è tanto bisogno nel mondo del vostro esempio cristiano, del vostro servizio pietoso, della vostra collaborazione generosa.
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