Rylko: Sydney un cenacolo a cielo aperto Intervista di Mimmo Muolo •Avvenire, 23 luglio 2008 p. 7
Il presidente del Pontificio Consiglio per i laici: «Come una nuova Pentecoste. Il messaggio forte di questa Gmg è che essere cristiani vuol dire ascoltare e farsi guidare dallo Spirito»
Dopo una Gmg nulla è più come prima. Per i giovani che vi partecipano, per la Chiesa e il Paese che la ospitano. Per gli stessi vescovi e sacerdoti che vi hanno preso parte. Sydney 2008, secondo il cardinale Stanislaw Rylko non ha fatto eccezione a questa regola. E perciò, nel suo bilancio della Giornata appena conclusa, il presidente del Pontificio Consiglio per i laici (cioè il dicastero che fin dall’inizio organizza questi straordinari eventi) comincia proprio da qui. Il giorno dopo la partenza di Benedetto XVI per Roma lo incontriamo nell’albergo che è stato il quartier generale dell’organizzazione, a due passi dalla Cattedrale e degli altri luoghi simbolo del World Youth Day.
Eminenza, alla vigilia c’erano tanti timori. E invece ancora una volta la prova è stata superata. Quali sono a suo avviso i motivi del successo?
Sydney ha confermato una costante delle precedenti edizioni. Lo stupore di fronte a qualcosa di inatteso e di bello. In realtà sta crescendo una nuova generazione di giovani che si pone delle domande fondamentali e che nella Chiesa e nel Papa trova una guida sicura e affidabile. Ecco perché diciamo che dopo una Gmg nulla è più come prima. L’esperienza di Chiesa giovane, piena di slancio missionario, cambia chi vi ha preso parte. Davvero la Giornata diventa un serbatoio di coraggio per professare la fede in maniera pubblica. E in un momento in cui molti giovani vivono la fede praticamente in diaspora, poiché la cultura dominante dice loro che essa è un fatto esclusivamente privato, questi ragazzi arrivano a comprendere che essere cristiani vuol dire anche farlo vedere agli al- tri.
Qual è, a suo avviso, il tratto distintivo di Sydney 2008?
Abbiamo rivissuto l’esperienza di Pentecoste: una rinnovata discesa della Spirito Santo. In questi giorni Sydney è diventata un cenacolo all’aperto. E i giovani si sono comportati da apostoli, trasformati dallo Spirito e coraggiosi messaggeri della Buona Novella, pronti ad annunciare Cristo a chiunque incontravano.
Lei accennava prima al ruolo del Papa. Qualcuno ha detto che i suoi discorsi sono stati difficili.
Sicuramente il Papa non ha cercato l’applauso facile. Ma questo dice anche quanta fiducia ha nella capacità dei giovani di alzare la misura della vita cristiana. Il Santo Padre è la figura centrale di ogni Gmg. È il successore di Pietro che convoca per rafforzare la fede. In questo Benedetto XVI segue la stessa linea di Giovanni Paolo II, che una volta si definì «amico dei giovani, ma un amico esigente ». Anche la linea pedagogica di Papa Ratzinger lo è. Egli è un amico dei giovani e i giovani si sentono attratti dal suo sorriso e dalla sua paternità. Al tempo stesso, però, Benedetto XVI propone mete impegnative. Mi ha colpito, ad esempio, quando ha detto: «Voi dovete essere profeti di speranza». Lo Spirito Santo infatti è Spirito di speranza che apre nuovi orizzonti. E questo a Sydney è emerso chiaramente.
C’è un punto di novità nel magistero del Papa in questa Gmg?
Nel 2006, incontrando i movimenti ecclesiali, Benedetto XVI toccò il tema del nostro rapporto con la natura, fuori da ogni ecologismo ideologico e sottolineando piuttosto che questo rapporto deve rispettare il disegno dello Spirito creatore. Qui a Sydney ha allargato il suo discorso alla cosiddetta «ecologia umana». Oggi il mondo diventa sempre meno vivibile non solo nel senso delle condizioni biologiche, ma anche di quelle umane e spirituali. E questa è una enorme sfida per i cristiani. Perciò ritengo che i discorsi di questi giorni meritano di essere letti e riletti dai giovani e dai sacerdoti impegnati nella pastorale giovanile, anche per dare un seguito alla Gmg e ispirare il lavoro dei prossimi anni. Insomma, ci vuole chi semina e poi chi coltiva.
Quale eredità consegna dunque Sydney 2008 a Madrid 2011?
L’aver preso coscienza che essere cristiani significa essere uomini e donne che ascoltano lo Spirito Santo e si lasciano guidare da Lui. Questo è il messaggio forte della Gmg appena conclusa. Attenzione, però. La spiritualità non è un disinteressarsi dei problemi concreti, ma guardarli dal punto di vista di Dio. Dopo la Pentecoste, dal cenacolo di Gerusalemme gli apostoli uscirono diversi, trasformati. Era nata la Chiesa missionaria. Io mi auguro che succeda lo stesso dopo questa Giornata mondiale della Gioventù. Del resto le premesse ci sono tutte. Perché anche qui il risultato finale è stato molto più grande di quanto noi potessimo prevedere.
- wps_subtitle:
- Intervista di Mimmo Muolo •Avvenire, 23 luglio 2008 p. 7
- pl_view_post:
- 443